giovedì 26 aprile 2012

ENTRY 0024
26.4.12

LE VITE DI IERI

Ieri sono stato nella cella di Azio.
Ignazio Vian, nato a Venezia nel 1917, era un partigiano ed è morto il 22 Luglio del '44 a 27 anni all'angolo
tra Corso Vinzaglio e Via Cernaia a Torino. L'albero a cui è stato impiccato dai fascisti, senza processo e
insieme a due suoi compagni, è ancora lì.
Ho raccontato parte della sua storia nell'Entry 0011: ma c'è ancora qualcosa di importante da dire.
I partigiani detenuti alle Carceri Nuove dai tedeschi venivano quasi ogni giorno presi e portati all'Albergo
Nazionale di Via Roma, dove era attendato lo stato maggiore nazista. Lì venivano interrogati e torturati fino
a che era possibile farlo, dopodichè venivano riportati in cella e curati per poter poi ricominciare.
Azio, temendo di non poter resistere all'inquisizione, si tagliò le vene per evitare di parlare: e col suo sangue
lasciò sulle pareti il messaggio
MEGLIO MORIRE CHE TRADIRE

La guardia carceraria se ne accorse e lo portò in infermeria dove un intervento tempestivo gli salvò la vita.
Pochi giorni dopo, però, un attentato fece una vittima tra i soldati tedeschi e la regola imposta da Berlino
al territorio occupato era di giustiziare 10 italiani, militari o civili che fossero, per ogni tedesco ucciso. Spesso
le rappresaglie si nutrivano di carcerati di vario tipo. Azio, visto che il tentato suicidio lasciava chiaramente
capire che non sarebbe stato disposto a parlare, fu incluso nella lista.

Nella sua cella per un minuto ho occupato lo spazio che ha occupato lui.
Ho respirato l'aria che avrebbe respirato lui.
Ho letto le parole dell'ultima lettera a sua madre.
Ho pianto come avrebbe fatto chiunque altro.

A lui e a tanti altri come lui dobbiamo tutto quello che abbiamo.
Un suo compagno sopravvissuto molti anni dopo ebbe a dire, del mondo nuovo nato e cresciuto dopo
la Guerra:
"Noi, allora, sapevamo per che cosa morivamo.
Oggi tanti non sanno per che cosa vivono."
Fate che non sia così.
Perchè nel grande ciclo della storia, il sacrificio di queste vite non è un fatto di molto tempo fa: è successo ieri.
E può succedere ancora domani.
Non dimenticate; non dimenticate mai.

Ciao, Vian.
Grazie.

Janisch


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