giovedì 19 aprile 2012

ENTRY 0021
19.4.12

HOTEL CALIFORNIA

C'è un posto a cui non si arriva se non per caso, al fondo di una serie di svolte dopo una diramazione della
Highway 61, dopo che cercando lo svincolo in ingresso della statale per Reno ci si è immancabilmente persi.
Allora, in certe sere d'estate dall'aria dolce già imbrunita, a volte si possono vedere le luci lontane dell'Hotel
California.
C'è sempre un posto libero per voi nel grande parcheggio guardato da un cartellone pubblicitario che da 70
anni mostra un cagnolino che coi denti tira il costumino da bagno di una bambina di nome Jodie Foster, su
di una spiaggia siglata dalla COPPERTONE (che vuol dire 'Tinta Bronzo' ed è una crema solare, non uno
pneumatico come han creduto tanti italiani).
Kovalsky inveisce contro uno spinterogeno guasto, chino sul cofano  aperto della sua Pontiac verde del '57.
Il portiere notturno in livrea rossa assomiglia ad Alfred,il maggiordomo di Batman - anzi  forse è lui, ma non
potrei giurarlo ; vi sorride compito e vi guida al fondo dell'atrio tappezzato di velluto blu, oltre il quale si apre
una grande sala da bar piena di fumo e musica.
Di solito suonano jazz, che la domenica sera lascia il posto agli spiritual e al blues. Una volta ho sentito duet-
tare Billie Holiday con Louis Armstrong: facevano "Summertime", lei era ubriaca sversa in un lamè nero e lui
riusciva a ridere anche mentre soffiava nella tromba, e quel che ne usciva era straordinario... Il mercoledì si
riuniscono i Duckburg Hill Soul, un gruppo-non-gruppo formato da Charlie Parker, Errol Garner e Lionel
Hampton, accompagnati alla batteria da un tizio paffuto coi baffi finti e gli occhiali scuri che assomiglia vera-
mente molto a John Belushi.
Al bancone è facile trovare Montgomery Clift che si lamenta davanti al quindicesimo whisky, mentre Marylin
finge di ascoltarlo mentre con la coda dell'occhio osserva William Holden litigare con Gloria Swanson mentre l'autista li aspetta, rassegnato, rileggendo per la terza volta il New York Telegraph del 16 Febbraio 1929.
Ogni tanto si può vedere Bogart sporgersi dietro lo stipite della porta del suo ufficio, per controllare che non
ci siano noie nel locale. Ma un buttafuori simile a Frankestein ha accompagnato con discrezione il senatore
Mc Carthy alla porta, invitandolo ad andare a cercare le sue streghe altrove. I bianchi siedono accanto ai neri come se niente fosse, e nessuno fa caso se un uomo bacia un altro uomo - beh, forse eccetto Reagan,
ma a lui ormai è parecchio che nessuno dà più retta, e si deve accontentare di annoiare quella santa donna di
Doris Day.
Prendete pure quello che volete: bourbon, Jack Daniels, lemon tonic o una premuta di pomodoro... offre
tutto la casa, in ogni sera di ogni stagione dell'anno.
La vostra camera è pronta, il letto fatto di fresco, i quadri di Norman Rockwell alle pareti, la finestra con
vista sulla prateria.
Sappiate che certe notti è difficile dormire, con i Fratelli Marx che schiamazzano sul tetto e per i corridoi, e
le scenate di gelosia di Liz Taylor che rompe bottiglie e bicchieri contro i muri. Ma poco importa, è un picco-
lo prezzo per stare per un pò in compagnia dei vostri amati fantasmi.
Ed anzi... è strano quanto davvero li si possa amare di più di tutte le persone vive nel mondo reale intorno a noi, che si fa  sbiadito e lontanissimo, quando vi capita di fermarvi all'Hotel California.

Nessun commento:

Posta un commento