giovedì 31 ottobre 2013







I GIORNI DEL SOLE E DELLA PIOGGIA

 

Anders mosse il dondolo nel patio, che scricchiolò fedelmente col passo lento di un vecchio servitore, ricordandogli i volti di tutti coloro che negli anni gli erano stati seduti accanto...
Volti uomini, volti di donne: la presa ruvida e frettolosa dei primi, la carezza leggera e incerta delle seconde...gli sguardi di tutti loro, sempre in parte sfuggenti di lato, vuoi per il timore e vuoi per l'imbarazzo. Il loro passo, a volte pesante e pieno di rammarico, a volte lieve e segnato da un estasi recente: i tramonti sulla laguna in fondo al lido e le albe tra gli arbusti del crinale, e i corpi intrecciati al suo, che ora sfilavano in una danza distante, come pupazzetti di carta uniti solo dall'essere fatti di un'unica e fragile materia...
E Anders si domandò, nè per la prima nè per l'ultima volta, come sarebbe scorsa la sua vita se la Natura lo avesse costretto ad amare soltanto uomini o soltanto donne:e si meravigliò a scoprire che la sottile ansia che un tempo aveva accompagnato quel dubbio era scomparsa nella risacca degli anni.
Sarebbe stato come essere storpio, forse, consegnato a portare il peso del suo passo su di una gamba sola. O come un guercio, privato della profondità della visione. O come un sordo da un orecchio, cui fosse negata la gioia dell'avvolgimento nel suono, nella musica.
E Anders sorrise. Con la gratitudine del bambino che un giorno ha scartato un regalo, per scoprire che la sostanza del dono non avrebbe avuto mai fine. Con la pace di un mattino di sole sulla foschia, con la quiete di un lago che non scorre ma non è mare, con la grazia e il mistero dei contrasti voluti da Dio, Anders sorrise."
Capitolo XII, pg. 226.

giovedì 24 ottobre 2013


HO VISTO ANCHE FASCISTI FELICI

C'era una volta un mondo con dentro varie società, con valori e culture diverse.
Una di queste si credeva migliore delle altre.
In nome di questa idea si sentì libera di imporre i suoi punti di vista alle altre, usando gli eserciti per uccidere
con estrema fantasia - bruciandoli, annegandoli, squartandoli, scannandoli ma più tardi per economia semplicemente sparandogli - tutti quelli che esprimevano dissenso, all'esterno come all'interno, e anche un buon numero di coloro che per qualsiasi motivo apparivano diversi e che non potevano o non volevano fare a meno di quella diversità.
Poi il tempo passò e, dopo un discreto numero di guerre e di eccidi, la nostra società arrivo a contemplare con terrore la propria possibile estinzione. Da lì decise di cambiare completamente strategia, e di adottare un comportamento che escludesse a priori qualsiasi forma di violenza e di discriminazione delle diversità, e chiamò questo colpo di genio il linguaggio politicamente corrtto, o  Politically Correct. 
Sfortunatamente, nel suo compiacimento la società aveva dimenticato un dettaglio elementare: l'uguaglianza non esiste. L'uguaglianza è un concetto matematico, e non si può applicare alle persone, essendo queste non equazioni ma realtà qualitative, con affinità e disaffinità, armonie e disarmonie che i numeri - non pensando - non hanno.
Il che significava, ovviamente, che la legge non detta che ora imponeva a tutti non discriminare nessuno era irreale, inapplicabile, assurda. Tipo la norma che imponeva di attraversare la strada sulle strisce pedonali.
Ora, come è noto a tutti e da tutti o quasi ignorato, la coercizione non crea che malanimo e reazione opposta, come il proibizionismo ha esteso e rafforzato i consumi di alcool e di ogni sorta di droga.
Quindi, la tutela a priori delle differenze creò un'ostilità generalizzata verso la differenza in sè, e mobilitò una percezione acuta e sofisticata delle differenze anche minime ( specialmente tra gli elettori di sinistra, capaci di odiarsi tra loro a causa di alcune intollerabili  anche se minori differenze , molto più di quanto odiassero gli elettori di destra, da cui li separava un rassicurante abisso).
 Il risultato fu una società dove tutti disprezzavano tutti , ma erano costretti a fingere di sopportarsi, proprio come in un'assemblea condominiale o a Messa la domenica in uno di quei paesi di provincia dove tutti si sorridono desiderando in realtà ciascuno l'estinzione dell'altro. E, come spesso succede, la tensione implicita in questo innaturale stato di cose sfociava di continuo in atti di violenza che altrimenti probabilmente non avrebbero mai avuto luogo.
Ma, ufficialmente, si era democratici e felici.
La storia insegna che il fascismo,come ogni belva feroce, ha molti volti: alcuni sorridono.
Ma solo perchè una jena ti sorride, non vuol dire che sia tua amica. 

"E' intollerabile , per un uomo, essere tollerato." 
(Pier Paolo Pasolini, citando Jean Cocteau)
 

 






IL SOLE DI CRISTALLO

Ovvero delle Cose che Sono in Quanto Fluttuano

Avevo chiuso la porta del negozio alle mie spalle, e il silenzio mi aveva accolto come un amico nel dormiveglia.
In attesa che arrivasse qualcuno a servirmi, mi ero avvicinato al basso pianale della vetrina, osservando gli oggetti che sembravano esservi sparsi a caso: qualcuno adagiato su un panno, altri rialzati su cavallotti trasparenti, altri ancora posati su un leggio come se fossero stati dei libri.
Il tratto comune tra tutti loro, era che non riuscivo a riconoscere nulla di familiare: nessuno di quei manufatti, tutti di ottima fattura, apparentemente di una certa età e prodotti di un lavoro artigianale, ai miei occhi pareva avere un senso compiuto.
Una cassa di violino poggiato su un telo di raso nero, ma priva di manico e di corde, con fili scintillanti fissati a coprire il cerchio tagliato nel legno lucido chiaro: parevano di seta di ragno, e brillavano d'arcobaleno ad ogni soffio di brezza.
Libellule intrecciate di cavo di rame , gli occhi a spirale che in qualche modo giravano lentamente, le ali tese e sospese a mezz'aria senza nulla di visibile che le reggesse.
Oggetti aperti come volumi stampati, ma in realtà modellati da un corpo unico di una materia liscia che profumava di sapone, le finte pagine cesellate delicatamente con le loro lievi abrasioni e un falso ingiallimento ai bordi, e i caratteri esotici sul doppio foglio si muovevano come un geroglifico animato, mormorando parole in una lingua dimenticata.
Ma, soprattutto, la cosa che aveva attirato la mia attenzione quel mattino, mentre passavo davanti a quell'esercizio senza nome e senza insegna che non ricordavo di aver mai visto prima.
Si trattava di un globo di cristallo smerigliato, issata in alto a circa due metri dal pianale, che girava lentamente su se stesso: e mentre roteava piano splendeva di una luce dorata, intensa ma non abbagliante, come se lo spazio intorno ad essa subito la assorbisse come linfa vitale; e le ombre cangianti che gettava sulle superfici circostanti danzavano scivolando in cerchio, come acqua luminescente , disegnando un teatro di forme effimere dalla vita di un istante, in un incanto che si riproduceva senza sosta e senza fine.
- C'è nessuno...? - avevo chiesto a bassa voce, contraddicendo la mia stessa premessa: stavo richiamando l'attenzione, ma cercando di non farmi sentire.
- Dipende - disse una voce di donna, da qualche parte nella penombra del retrobottega.  - Lei è un cliente?
Il suono era distante, ma le parole nitide, come se avesse parlato nella mia mente anzichè attraverso l'aria.
- Credo di sì - avevo risposto, cercando di distinguere qualcosa tra le quinte di tende traslucide oltre il bancone deserto, sul quale spiccava un grosso campanello simile a quello delle reception d'albergo: lo sollevai con delicatezza, e vidi che era privo di battacchio.
Ogni singolo oggetto lì dentro pareva privo di senso come la mia stessa, strana curiosità.
- Allora, buongiorno - fece lei, improvvisamente alle mie spalle, dove non poteva in alcun modo trovarsi.
- Che cosa desidera...?




1- Continua

giovedì 10 ottobre 2013





VALLE GIULIA 2013 : IL CIGNO CANTAVA PER VOI


 
Io sono uomo di Sinistra.
Per convinzione, per storia di famiglia,per appartenenza plurima a minoranze.
Ma oggi più che mai, mi domando se l'intellettualità di sinistra sa riconoscere
il Popolo quando se lo trova davanti.
E mi rispondo di no: perchè quando lo incontra per strada, nei bar (ma immagino che i radical chic non frequentino gli stessi locali del popolo) o in spiaggia (ma so che i radical chic non vanno in vacanza dove ci va il Popolo), lo disprezzano, lo insultano e negano che sia Popolo. Perchè non vuole gli stranieri in masse crescenti, perchè non vuole i matrimoni gay, perchè se ne fotte di avere i teatri nei quartieri e chiede asili e ambulatori, roba da poveri coatti.
Perchè il popolo, per gli intellettuali di sinistra che già facevano ribrezzo a Pasolini, il Popolo sono loro. A cui regolarmente appena aprono quella bocca stereotipa, che snocciola princìpi e non sa un xxxxx delle persone, domando: "COSA FA TUO PADRE?" e poi "E COSA FAI TU?" e capisco che di loro non c'è assolutamente niente da capire se non che sono dei viziati, spocchiosi e inutili rampolli che non hanno mai avuto fame e in vita loro - io sì, e sono stato deriso e umiliato perchè povero , e a volte picchiato sia dai coglioncelli della FIGC che dai loro gemelli siamesi del Fascio , capitava a chi si diceva anarchico - e... guarda un pò....una grandissima parte di loro è mantenuta a vita dallo stesso Stato che denunciano ad ogni passo come radice di tutti i mali.
Un consiglio: provate a parlarci, col Popolo , nei mercati rionali e alla fermata del bus e in coda per degli esami alla ASL: e, se sopravvivete al linciaggio, magari finalmente avrete imparato qualcosa. Se non altro, in quale mondo avete la fortuna di vivere.