sabato 30 giugno 2012

ENTRY 0045 - 30.6.12
RIDERS ON THE STORM

L'aria di Springfield si muove appena alla brezza dell'Agosto '70.
Ci sono cinque Springfield, che io sappia, negli Stati Uniti delle mie Palle.
Non è importante che voi sappiate quale.
Comunque fa un caldo del xxxxx e Kovalsky odia il caldo quanto me: senza alzarsi getta la lattina di
birra nel vicino cestino dei rifiuti, centrandolo in pieno. Siamo stesi sull'erba ingiallita di una piazzola
con vista sulla Main East, all'ombra di un albero e a pochi metri dalla sua Pontiac verde che sembra
un puma mezzo addormentato e l'altro mezzo pronto a scattare in avanti.
- L'altro giorno ho portato un tizio da St.Louis alla xxxxx di Los Angeles - mi dice, passandosi il dorso
della mano sulla fronte sudata.
- Pioveva che Dio la mandava, uno di quei xxxxx di acquazzoni che poi resta caldo più di prima con anche
l'afa di regalo. C'erano tuoni e lampi come fosse la guerra, ma 'sto hippy coi capelli alle spalle e i Rayban
scuri si sbatte sul sedile dietro, si stende come per dormire e mi fa: " In città tutti dicono che sai volare.
Allora fammi volare,amico. Ci sono gli angeli che ci  aspettano sulla costa."
Aveva una bottiglia di Lawson tra le gambe, e giocherellava con un coltello a serramanico. Avrei giurato
di averlo visto da qualche parte,ma non saprei dirti dove. Questi beatnick a me sembrano tutti uguali...però
il tipo aveva una bella voce fonda, e appena ho sgommato si è messo a canticchiare "Bound for Glory" di
Woody Guthrie - sai,il maestro di Dylan, un grande.
Io ho lanciato Lizzie sull'asfalto bagnato, e ad ogni curva sembrava che lei volesse andare in orbita. Davanti
a noi i lampi bruciavano gli occhi, e i tuoni ci avvolgevano come un tunnel che faceva tremare il mondo.
"XXXXX!" mi è scappato, a voce alta per coprire il boato."Siamo cavalieri nella tempesta..."
All'improvviso è stato zitto per quasi un minuto, e poi ha attaccato a ritmare come un blues CAVALIERI
NELLA TEMPESTA, cercando delle frasi che facessero rima: "partiti a lancia in resta...esclusi dalla festa...
perdendoci la testa...cantate le mie gesta..." e via così.
- Ehi, suona figo - gli ho detto. - Chessei, un musicista ?!
- Poeta - ha risposto lui, serio.
- Adrian - mi sono presentato.
- James Douglas! - ha ghignato lui, come fosse una battuta. E poi: - Chiamami Jim.
E poi è scoppiato un tuono che ha spaccato l'aria in duje, come se il cielo avesse voluto farci una firma.
Quella sera ci ho messo tre ore e mezzo fino alle luci di LA ... devo essere sceso non so quante volte sotto
le 80 miglia l'ora, praticamente fermo... ma non riuscivo a concentrarmi come al solito, ho parlato e cantato
e sghignazzato con lui tutto il tempo, e ogni volta che mi passava il signor Lawson io ho tirato un sorso, senza
esagerare.
"Siamo nati in questa casa, ci hanno scagliato in questo mondo " scandiva lui, battendo sul retro del mio sedi-
le al ritmo del tergicristallo.
E' stata una delle poche volte che mi è spiaciuto di arrivare. Devo aver persino frenato un paio di volte.
Quando alla fine è sceso aveva smesso di piovere; lui ha messo la testa dentro il mio finestrino, ha lasciato cadere 500 dollari e mi ha detto: - Sei un maledetto pazzo, Kovalsky. Sei il fottuto dio greco del carro di
fuoco: un assassino sulla strada, xxxxx, la tua vita non finirà mai!
Spero di rivederti presto."
L'ho salutato alzando il pollice, ma qualcosa mi diceva che non l'avrei più rivisto.
Lui ha gettato la bottiglia in un bidone e se n'è andato verso il suo albergo di Beverly Hills: non si è mai voltato,ma facendo manovra l'ho ancora sentito cantare:
"RIDERS ON THE STORM......"





martedì 26 giugno 2012

ENTRY 0044 - 26.6.12
LE LETTERE INVISIBILI

Quante sono in una vita  le parole che non sono state dette?
Sempre e comunque molte, molte di più di quelle pronunciate.
Spesso sono state le più importanti, o lo sarebbero state se fossimo riusciti a dirle.
Ti amo, molto spesso. E non ti amo più, purtroppo, a volte.
Avrei voluto amare mio figlio, per quel tenue sprazzo di giorni in cui il destino lo ha soffiato in Terra.
Avrei voluto sentirmi dire da qualcuno che era fiero di me, almeno una volta sola... da un padre o da una
madre, o almeno da una compagna, ma i numeri non dànno scampo...non me lo sono meritato,o il solco
tra le mie doti e i miei risultati ha creato aspettative che non sono riuscito a soddisfare.
Importa poco. Ancora più delle grandi frasi attese o trattenute per sempre, resta il ricordo di quelle più
umili, sparse dovunque negli anni, e che prima o poi ci ritornano alla memoria...
"Grazie, sei molto gentile" non disse alla ragazzina che su un prato fuori Aosta, alla fine della gita di classe
di terza media, gli aveva chiesto di venire a sedersi vicino a lei, e di parlare.
"Senti, anche tu mi piaci, proviamo" non disse al capitano della sua squadra di calcio, che lo stava massaggiando amorevolmente negli spogliatoi per consolarlo dopo un calcio di rigore tirato fuori.
"Addio" non disse a nessuno dei suoi quattro nonni, soprattutto alla nonna materna, che ogni volta che lui
andava a trovarla faceva il minestrone più buono del mondo - coi fagioli appena presi al mercato passati in un brodo scuro pieno di sapore, insieme ai capelli d'angelo - e in tutti quegli anni in cui l'aveva visto crescere non l'aveva mai rimproverato una sola volta per i capelli troppo lunghi.
Dobbiamo imparare a non lasciare cose non dette alle persone che amiamo. E a volte anche a quelle che
sentiamo di odiare, per i torti ricevuti, le ingiustizie subite, le testimonianze non rese.
Ci sono troppe lettere invisibili in troppi cassetti, e nessuno le potrà mai aprire.
Non aiutiamo il silenzio. Non cresciamo in noi quello che domani sarà rimpianto.
Diciamo quel che va detto e subito, senza mentire a noi stessi - perchè io credo che ciascuno di noi sappia
benissimo cosa dovrebbe o vorrebbe dire. Si tratta solo di lasciare liberi noi stessi attraverso le nostre
parole, superando quella paura della verità che nasconde, alla fine, nient'altro che la paura ben più profonda
e primordiale di essere, appunto, liberi.

J.


venerdì 22 giugno 2012

ENTRY 0043 - 22.6.12
GLI EROI VIVI

Il mio amico Luigi ha 67 anni, credo.
Suo padre era muratore.
E' cresciuto in mezzo a un cantiere, e a poco più di 20 anni ha fondato un circolo che doveva
occuparsi di problemi di disagio sociale che una città di forte immigrazione come Torino,
segnata da disparità di ogni genere , conosceva profondamente.
Era il 1965 e il circolo si chiamò Gruppo Abele.
Per i primi anni si occupò soprattutto di carcerazione minorile, poi nel '73 per la prima volta in Italia
volle aprire un gruppo specifico per la lotta contro la tossicodipendenza. Droga,insomma.Qualcosa
che fino ad allora era stato o negato o trattato in termini di moralismo sociale, sia dai cattolici che dal
Partito Comunista.
Questo progetto, inevitabilmente, portò lui e i suoi a cozzare contro gli interessi dei racket, e nell'ordine
di Camorra, Mafia e 'Ndrangheta.
Luigi ha ricevuto da solo più minacce di morte che io e voi cartelle di pagamento dal Comune di Torino.
Io l'ho consciuto dieci anni fa,  alle sede di un gruppo di omosessuali cristiani di cui lui aveva auspicato
la formazione e che faceva ospitare alla sezione Abele di via Giolitti (sulla piazza Valdo Fusi) , sempre
per il principio di dare spazio e accoglienza a chiunque sta ai margini. Era un uomo schietto, dalle parole
semplici e dirette, di cui non avrei nemmeno detto che potesse essere un prete. E invece prete era dal '72,
ordinato dal più grande vescovo che questa città abbia avuto, Michele Pellegrino (leggete oggi nel 2012
il testo di CAMMINARE INSIEME e poi ditemi). Fu all'ordinazione che Pellegrino gli disse:
"La tua parrocchia sarà la strada".
Per strada l'ho visto l'ultima volta che ci siamo incontrati, al funerale di un comune conoscente, circa due
anni fa. Era venuto al cimitero in pullman, era sceso alla fermata di Corso Regio Parco del 68 - doveva
arrivare dalla sede centrale Abele di corso Trapani, il capolinea del bus è a un isolato da lì - e aveva camminato solo e tranquillo fino a noi. Senza uno straccio di scorta. Un uomo che ogni giorno che esce a
prendere il giornale rischia che qualcuno lo aspetti appostato all'angolo con una pistola in tasca.
Agli amici costernato ha risposto quello che già aveva detto nella mia chiesa - il tempio evangelico di via
Viterbo, a Lucento Sud - quando l'avevo invitato col mio piccolo centro culturale a parlarci di LIBERA e
della lotta quotidiana contro Cosa Nostra in meridione.
"La paura è nella cultura delle mafie. La paura e la violenza sono i loro unici strumenti. Se iniziamo a portargliene via uno, la battaglia è metà vinta."
Chiudo con queste sue parole.
Io non ho altro da aggiungere.

Janisch

lunedì 18 giugno 2012

ENTRY 0042 - 18.6.12
42 : GLI EROI SCOMPARSI

42.
Nel vangelo degli scombinati del xx secolo dal titolo "Guida Galattica per gli Autostoppisti", 42 era la risposta alla Grande Domanda sulla Vita, l'Universo e Tutto Quanto.
Purtroppo nessuno conosceva il testo della Grande Domanda: sicchè la Grande Risposta non serviva a un
accidente.
L'Autore ipotizzava che si potesse trattare della domanda che Bob Dylan faceva in "Blowin'in the Wind":
quante strade deve percorrere un uomo prima che lo si possa chiamare uomo?
Può essere. Al sottoscritto vengono in mente altre possibili domande:
- Quante posizioni erotiche bisogna conoscere prima di poter morire felici?
- Quanti esseri intelligenti esistono nell'Universo?
- Di quante lettera consta ogni colonna della Bibbia ebraica?
- Quante nazioni ci sono nel Risiko?
E via così.

Nella Smorfia degli Invisibili, 42 è il numero degli Eroi Scomparsi. Quelli che non muoiono, scompaiono.
Quelli come Jim Morrison: cantante dei Doors, poeta americano inserito nei libri di testo superiori con Bob
Dylan e Woody Guthrie. "Non ho mai visto il suo corpo" dichiarò Ray Manzarek, il tastierista e mente pensante del gruppo, dopo le frettolose esequie al Pere Lachaise di Parigi. Una fuga dalle scene? Un complotto della CIA? Ancora oggi c'è chi lo avvista lungo le banchine della Rive Gauche (come se dal 1971
non si fosse comunque mai più mosso di lì).
 Volevamo il mondo e lo volevamo allora...
Beh, lo abbiamo avuto, compagno. E adesso che xxxxx ce ne facciamo...?

Elvis Presley. Lui il mondo se lo era mangiato, letteralmente, fino a pesare quasi più dell'auto che doveva trasportarlo. Droghe, alcool e colesterolo han fatto a gara a chi se lo prendeva prima: eppure anche lui è
stato avvolto nella foschìa del mistero popolare, che lo vuole vivo e snellito (nei limiti) lungo le strade d'America, a suonare sotto falso nome gli spiritual dei fratelli neri nelle bettole dei truckers, applaudito
dietro file di bottiglie di Jack Daniels, una stanza fissa con patio e condizionatore guasto  sotto il nome di
Aaron Jones - all'Heartbreak Hotel, naturalmente.

Marylin Monroe. False dichiarazioni dei medici, falsi certificati, una discesa in punta di tacchi dall'ambulanza
in una via laterale e voilà, la femme fatale ritorna Norma la Qualunque, si spettina e ri-tinge per lasciare spazio a un brunetta con tanto di lucidatrice, in una casetta fuori mano del Midwest: marito guardiaparco e
alano steso a dormire sul prato di casa, due ragazzini che si litigano lo scooter, nella primavera umida del Wisconsin. 
Simile trovata per il più piccolo e più frocio dei fratelli Jackson, evaporato nell'eutanasia di un personaggio di cui forse nessuno di noi aveva mai sentito il fascino nè, tantomeno, il bisogno - ma che ha significato l'uscita dal ghetto per milioni di neri d'America. Nessun altro divo nero era mai salito dalla porta principale dei palazzi della fama & del potere dei bianchi americani, facendosi ascoltare e ballare dai visi pallidi del mondo tutto e costruendosi un impero alla pari dei Presley, delle Streisand e di Babylollywood.
Peter Pan è volato a Neverland per la porta di servizio, là dove il tempo che passa e la legge degli uomini non lo potranno più disturbare.

Kovalsky, il Cavaliere Invisibile, che sulla sua Pontiac verde sbriciola i divieti e i  limiti sino ad arrivare alla velocità di fuga dalla realtà. Come l'argento vivo degli alchimisti non lo si afferra, non lo si fissa, non lo si può
fermare. Fugge in eterno come gli elettroni nella corrente elettrica, inseguita dalle Leggi e dall'Ordine, che non
potendolo capire non lo arresteranno mai.

Nel bene e nel male, questo mondo ha bisogno di eroi. Non solo giovani e belli, ma anche sporchi e cattivi, purchè eroi: e quindi integri, irraggiungibili...eterni. La loro distanza da noi è il miglior pretesto per mantenere la nostra inerzia - i modelli sono fatti per rimanere tali. Ma noi continueremo ad amarli, perchè la loro tragedia ci rassicura e ci  fa sentire umani. Perciò non permetteremo mai loro di lasciarci soli.

How many roads must a man walk down
before you can call him a man....

J.





venerdì 15 giugno 2012

ENTRY 0041 - 15.6.12
TANTI AUGURI - Apocrifo di Vasco Rossi

Trovato sotto il materasso dell'albergo a ore DA LILIANA
in Corso Fratelli Cervi, Bellaria, Rimini.

Eh beh, e come stai...?
stai sempre bene te...e come mai?
Ah,sì
eh già
tu che conosci
la felicità
te la tieni stretta,eh...
non la condividere

Perchè le cose date non tornano mai indietro
e sono cose fragili, si spezzan come vetro
e te che dai del tu alla vita, ti salverai così:
il cuore non invecchia, e i sogni,beh...
quelli son sempre lì!
Seeeempre lì

Beh dai, e dove vai?
nessuna parte,certo...ma lì ci andrai
Lo so
da me,
da soli almeno
si sta con sè
Ma io non son sicuro
che tutto 'sto futuro
sia fatto poi per me
E'  troppo complicato
e almeno del passato
ti puoi fidar perchè
è già parte di te

E invece l'avvenire (che poi non vuol venire)
lo trovi fatto già,
da chi non ti conosce,da chi non ti capisce
e poi ti fregherà
o sta'a vedere che
ti hanno fregato già!

Essì...ha ha
Beh tanti auguri
a chi si sente parte di qualcosa
a chi scambia il profumo per la rosa,
a chi ha firmato il suo contratto in bianco
a chi si sveglia sempre troppo stanco,
e a chi ancora è testardo come un mulo
e manda questo mondo ed i suoi servi a fare in xxxx

VR



mercoledì 13 giugno 2012

ENTRY 0040 - 13.6.12
C'ERA UNA VOLTA

C'era una volta un uomo intento a costruirsi una casa.
Voleva che fosse la casa più bella e accogliente del mondo.
Vennero intanto a chiedergli aiuto perchè il bosco vicino era andato a fuoco.
Ma l'uomo non voleva distrarsi nè sprecare le sue forze: a lui interessava soltanto della sua casa.
Quando alla fine ebbe concluso il suo lavoro, uscì ad ammirarla e scoprì che la sua casa sorgeva
in mezzo al deserto.
 (Somalia)

C'era una volta un uomo che andava nella foresta alla ricerca di avorio.
Quando finalmente lo trovò, scoprì che stava attaccato a un enorme elefante.
(Congo)

C'era una volta un villaggio che organizzò una grande festa.
Fu costruita una grande botte ed ognuno avrebbe dovuto versarci una bottiglia di vino.
Ma un uomo avaro per non contribuire versò una bottiglia d'acqua, pensando che in una botte così grande
la cosa sarebbe passata inosservata.
Ma non fu l'unico ad avere questa idea.
E così, al giorno della festa dall'enorme botte non zampillò che un fiotto d'acqua.
(Israele)

C'era una volta un infermiera che trovò il paziente addormentato, e lo scosse con forza fino a svegliarlo.
Quando l'altro le domandò seccato cosa c'era, lei gli rispose che aveva dimenticato di somministrargli
il sonnifero.
(Grecia)

C'era una volta il mondo, che Dio aveva appena finito di fare.
Si avvicinarono quattro angeli.
Il primo chiese: "Signore,come lo hai fatto?"
E così nacquero la scienza e gli ingegneri.
Il secondo disse : " Che meraviglia!"
E così nacquero l'arte e gli esteti.
Il terzo domandò: " Quanto può valere?"
E così nacquero gli agenti immobiliari.
Il quarto rimase in silenzio,perplesso.
Il mondo così com'era non gli piaceva affatto, e se solo avesse aperto bocca magari Dio gli avrebbe anche
dato ascolto...ma non se la sentì di esporsi, e non disse una parola.
E così nacque la maggior parte dei fessi che il mondo lo popolano ancor oggi.
(Turchia)


J.


venerdì 8 giugno 2012

ENTRY 0039 - 08.5.12
D I S S O C I A T I  - Continua

Prosegue l'allegro elenco delle cose e delle persone da cui dissociarsi. la mie lista è personale e corredata delle
motivazioni del caso. Siete tutti invitati a produrre le vostre dissociazioni.

MI DISSOCIO da quelli che ti telefonano e poi parlano per mezzora senza mai lasciarti aprire bocca.
Che hanno così tanti problemi di cui parlarti che non hanno più spazio per infilarci mezzo minuto per ascoltare
uno dei tuoi.
A questi consiglio, in ordine inverso di efficienza:
 1.Uno psicologo. Solo che sospetto che preferiscano sfogarsi gratis.
 2.Un prete. Confessarsi può anche funzionare, basta non pretendere di venire assolti per forza. Per quello
occorre essere parlamentari.
3. Un sano esercizio autoerotico. A meno che da soli non si annoiano quanto annoiano gli altri.

MI DISSOCIO dai pinguini di MADAGASCAR, che rompono i maroni per tutto il primo film per tornare
a vivere al Polo, e quando poi rubano una nave e finalmente attraccano tra le nebbie e i ghiacci, esclamano : "CHE SCHIFO!"
Assomigliano troppo a tutti quei miei amici e (soprattutto) quelle amiche che sgonfiano le balle ai tori per tutto
quello che non hanno, e che tanto poi sciuperebbero o non saprebbero apprezzare. Mastro Oscar Wilde diceva che la seconda peggior cosa nella vita è non avere quel che si vuole, e la prima è averlo. Perciò si dice
"stai attento a cosa desideri...potresti ottenerlo.

E, visto che continuo a ricevere messaggi da pasdaran imbarcati sui bus per Bologna, ci tengo a sottolineare che MI DISSOCIO da quelli che scambiano il BOLOGNA PRIDE per una festa.
Compagn*, amic*, andate pure e andate in tant*, ma ricordate che lì vicino è morta della gente e in tanti
vivono nei tendoni, hanno perso il lavoro e non sanno cosa succederà domani. In questo momento dei vostri
diritti potrebbe anche non importargli una cippa, e sarebbe più che comprensibile. Quindi portate degli striscioni di solidarietà (così per una volta ci si sente vicini a qualcosa che NON è GLBT) ed evitate di fare
troppo casino: pensate se a voi fosse morto qualcuno in famiglia e gli inquilini dell'isolato davanti pur sapendolo ballassero tutta la notte in perizoma con le drag che grondano silicone sperando di essere inquadrate da ITALIA 1.
Io resto a casa perchè non ho la minima fiducia in proposito, e so che finirei per prendermi a botte con un
go-go boy decerebrato a torso nudo , o con qualche frocetta che squittisse: "Ma guaarda caro come han
rimesso su tutto in fretta,neanche paare ci sia stato il terremoto...."
Tanto il carrozzone fermerà anche qui il 16, e ci sarà tempo e modo per domandarmi se i diritti veramente  ce li meritiamo o se siamo ancora fermi a 17 anni e mezzo, quando i diritti si pretendono senza però avere
un'idea ben chiara (o a volte senza neanche sapere che esistono) dei doveri.


Janisch


E voi, da che cosa vi dissociate?

mercoledì 6 giugno 2012

ENTRY 0037 - 06.06.12

D I S S O C I A T I

L'autore di questo blog si dissocia da se stesso per la sua decisione di continuare a parlare da solo, dopo aver
ostinatamente frustato un branco di cavalli morti che trovano naturalmente il tempo per andare in palestra, passare il tempo in chat a cercare l'amore della vita o della settimana, guardare le vetrine come bambini di
Dickens, fare shopping compulsivo al mercato rionale, svernare per la serata in locali da telefilm tedesco etc,
ma NON trovano il tempo per condividere un'opinione con gli altri lettori. E' curioso, perchè continuo a non
vedere la sottile guaina che separa il tempo per leggere da quello per scrivere. Mi dissocio anche da questa mia stessa miopìa, riflesso di chiari limiti psicologici e caratteriali.

L'autore, già che c'è, coglie l'occasione per dissociarsi da alcune altre cose, persone e situazioni tipo:

- Si dissocia dal terrorismo mediatico del giornalismo da frattaglie che dilata un terremoto ( evento tragico e
rispettabilissimo che esprime, com'è noto, una volontà di Dio su cui il Pontefice riserba un delicato silenzio,
preferendo sparare xxxxate sul matrimonio girellando sulla citycar di Batman) che ha infierito su un fazzoletto
di terra come se l'Emilia-Romagna fosse sparita dalla carta geografica, con esiti disastrosi sulla stagione turi-
stica dell'intera riviera - perchè i clienti del Nord Europa, abituati a pensare che i media facciano informa-zione, credono alle palle dei nostri panic-makers e telefonano atterriti a Rimini chiedendo se ci arriva ancora il  treno.
Ora, con la massima solidarietà alle famiglie delle vittime, mi chiedo però cosa succederebbe se tra Chieri, Carmagnola e Sommariva Bosco si abbattesse un sisma del genere e giornali e TV facesse pensare il mondo
che Alessandria, Pinerolo e Chivasso fossero " straziati e in ginocchio". Perchè questa è la macelleria informativa che è stata fatta in queste settimane.
E non è stata fatta a caso o in modo compulsivo, da un ambiente produttivo abituato a trarre il sostentamento dalle carogne - delitti in famiglia, abusi sui bambini, morti sul lavoro sono il nutrimento abituale del nostro giornalismo di destra, di sinistra e di centro, laico e confessionale che sia .
E' stata fatta per mantenere alto il disagio e la paura, sentimenti che rendono ancora più remissivo un popolo
davanti a tutte le schifezze che un governo prepara per giustificare la cura di una crisi creata dall'idiozia irre-
sponsabile del sistema bancario di cui lo stesso governo è l'espressione e l'ente di tutela.
Le sciagure sono così utili ai governi che se non ci sono si mettono a crearle - negli anni '70 i Servizi Segreti
commissionavano bombe nelle stazioni e nelle piazze, anche se ancora nessuno le aveva messe nei cassonetti
davanti a una scuola (i tempi cambiano, yo).
L'autore si dissocia dal terremoto e gli fa notare che Carpi, Sassuolo, Crespellano e Reggio Emilia continuano a sussistere, a produrre e ad andare la sera in birreria alla faccia di Italia 1, di Rai3 e di tutti
gli altri sicari di Stato che cercano di uccidere la nostra serenità per farci stare chiusi in casa sospettosi
gli uni degli altri e spaventati da un mondo dove l'aria è inquinata, il sole uccide, i rumeni ti scippano e gli
zingari ti derubano, il vicino è un pedofilo e al supermarket le mozzarelle sono color cobalto, le aziende
farmaceutiche ti hanno abbassato tutti i valori di soglia in modo che se fai le analisi risulti diabetico e gonfio
di colesterolo, i tuoi figli non hanno futuro e tra dieci anni il mondo intero lavorerà in un call center, solo che
all'altro capo del telefono, a chiamare, non sarà rimasto nessuno.

L'elenco delle dissociazioni continua al prossimo numero.

E se i cavalli escono un attimo dal coma, sono liberi di nitrire dopo il segnale acustico.

Janisch