mercoledì 12 dicembre 2012


                                                             Jack Kerouac, 1922-1969

FINO ALLA FINE DEL MONDO

Adrian Kovalsky era mio amico.
Non faceva politica, non raccoglieva fondi per gli alluvionati, non andava al culto la Domenica. Gli piacevano le donne, specie brune con la terza di tette, e la birra ambrata, ma poteva fare a meno sicuramente delle une, e credo persino dell'altra. Ma c'erano altre due cose che per lui erano sinonimo della vita stessa : due cose sole fatte l'una per l'altra, e lui era fatto per il loro incontro.
Le auto e la strada. Kovalsky era un autista, e dovunque ci fosse una strada - asfaltata, sterrata o poco più che un sentiero largo due metri - lui ci avrebbe portato la sua auto. Intendiamoci... Adrian sapeva guidare qualsiasi mezzo costruito dall'uomo con un motore: dal carretto asmatico dello spazzino a un autosnodato da
25 metri, da un carro armato a una gru, se lo mettevi dietro un volante lui lo teneva come Paganini teneva il suo violino, e di ogni percorso faceva una sinfonia. Per questo credo che fosse un artista, anche se a dirglielo lui mi avrebbe riso in faccia.
"Quella fighetta di Allen è un artista. Quello che il mese scorso ululava alla Luna dopo la sesta canna , quando ho portato un pacco d'erba in New Jersey alla sua cazzo di festa di laurea. In quello schifo di locale erano tutti artisti o quasi, e a nessuno di loro avrei lasciato in mano neanche l'ultima delle Ford ai suoi ultimi dieci kilometri.
Johnny Cash è un artista, e un signor bevitore! La volta che ho seminato la Polizia sulla 49 dopo che lui aveva spaccato il parabrezza a una volante con una chitarra, su di un tratto montano che avrebbe fatto vomitare zolfo al Diavolo, lui non ha mai smesso il suo litro di Jack Daniels fino a che la bottiglia è volata vuota dal finestrino.
E il signor Bogart è un artista, quello sì...quando l'ho portato a Philadelphia per una prima, per tre ore e mezza ininterrotte mi ha letto "Moby Dick", e ad auto ferma davanti al cinema ha fatto aspettare tutti in sala per finirmi la storia. 
Io? io sono solo Kovalsky. Sono quello che ti fa arrivare al treno prima che parta, e che se lui parte in anticipo ti tira fino alla stazione d'arrivo prima che ci entri il suddetto treno.
E se vuoi vedere un'opera d'arte, guarda la mia Pontiac verde del '57 , perchè Dio mi è testimone, non c'è e non ci sarà mai sulla Terra un'altra come lei. Amen."
Questo era Adrian, per gli amici e per chiunque abbastanza pazzo per salire su quattro ruote con lui alla guida - se tra quello e sbarcare sulla Luna dovessi mai dimenticare un'esperienza, avresti scordato la Luna.
Se togli il rischio costante di un infarto, in quindici anni su e giù per tutte le strade di un'America dimenticata,
non ha mai non dico toccato, ma neanche sfiorato le lamiere di un'altra auto o un ostacolo fisso di qualsiasi tipo: perchè lui era un mago, la strada si piegava e si torceva per lui, i guard-rail si spostavano sentendolo arrivare e i semafori si spegnevano in segno di omaggio.  Le leggi della fisica facevano spallucce, perchè la forza di un amore vero passa oltre tutte le regole, e si arresta solo davanti al risultato, che per lui era portarti
al tuo destino un minuto prima di quanto sarebbe stato necessario. Adrian inseguiva i ddestini degli altri, perchè non credo che ne avesse uno suo. In fondo, dove vanno le strade? Se le prolunghi abbastanza, vanno tutte fino alla fine del mondo.

Janisch





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