sabato 30 giugno 2012

ENTRY 0045 - 30.6.12
RIDERS ON THE STORM

L'aria di Springfield si muove appena alla brezza dell'Agosto '70.
Ci sono cinque Springfield, che io sappia, negli Stati Uniti delle mie Palle.
Non è importante che voi sappiate quale.
Comunque fa un caldo del xxxxx e Kovalsky odia il caldo quanto me: senza alzarsi getta la lattina di
birra nel vicino cestino dei rifiuti, centrandolo in pieno. Siamo stesi sull'erba ingiallita di una piazzola
con vista sulla Main East, all'ombra di un albero e a pochi metri dalla sua Pontiac verde che sembra
un puma mezzo addormentato e l'altro mezzo pronto a scattare in avanti.
- L'altro giorno ho portato un tizio da St.Louis alla xxxxx di Los Angeles - mi dice, passandosi il dorso
della mano sulla fronte sudata.
- Pioveva che Dio la mandava, uno di quei xxxxx di acquazzoni che poi resta caldo più di prima con anche
l'afa di regalo. C'erano tuoni e lampi come fosse la guerra, ma 'sto hippy coi capelli alle spalle e i Rayban
scuri si sbatte sul sedile dietro, si stende come per dormire e mi fa: " In città tutti dicono che sai volare.
Allora fammi volare,amico. Ci sono gli angeli che ci  aspettano sulla costa."
Aveva una bottiglia di Lawson tra le gambe, e giocherellava con un coltello a serramanico. Avrei giurato
di averlo visto da qualche parte,ma non saprei dirti dove. Questi beatnick a me sembrano tutti uguali...però
il tipo aveva una bella voce fonda, e appena ho sgommato si è messo a canticchiare "Bound for Glory" di
Woody Guthrie - sai,il maestro di Dylan, un grande.
Io ho lanciato Lizzie sull'asfalto bagnato, e ad ogni curva sembrava che lei volesse andare in orbita. Davanti
a noi i lampi bruciavano gli occhi, e i tuoni ci avvolgevano come un tunnel che faceva tremare il mondo.
"XXXXX!" mi è scappato, a voce alta per coprire il boato."Siamo cavalieri nella tempesta..."
All'improvviso è stato zitto per quasi un minuto, e poi ha attaccato a ritmare come un blues CAVALIERI
NELLA TEMPESTA, cercando delle frasi che facessero rima: "partiti a lancia in resta...esclusi dalla festa...
perdendoci la testa...cantate le mie gesta..." e via così.
- Ehi, suona figo - gli ho detto. - Chessei, un musicista ?!
- Poeta - ha risposto lui, serio.
- Adrian - mi sono presentato.
- James Douglas! - ha ghignato lui, come fosse una battuta. E poi: - Chiamami Jim.
E poi è scoppiato un tuono che ha spaccato l'aria in duje, come se il cielo avesse voluto farci una firma.
Quella sera ci ho messo tre ore e mezzo fino alle luci di LA ... devo essere sceso non so quante volte sotto
le 80 miglia l'ora, praticamente fermo... ma non riuscivo a concentrarmi come al solito, ho parlato e cantato
e sghignazzato con lui tutto il tempo, e ogni volta che mi passava il signor Lawson io ho tirato un sorso, senza
esagerare.
"Siamo nati in questa casa, ci hanno scagliato in questo mondo " scandiva lui, battendo sul retro del mio sedi-
le al ritmo del tergicristallo.
E' stata una delle poche volte che mi è spiaciuto di arrivare. Devo aver persino frenato un paio di volte.
Quando alla fine è sceso aveva smesso di piovere; lui ha messo la testa dentro il mio finestrino, ha lasciato cadere 500 dollari e mi ha detto: - Sei un maledetto pazzo, Kovalsky. Sei il fottuto dio greco del carro di
fuoco: un assassino sulla strada, xxxxx, la tua vita non finirà mai!
Spero di rivederti presto."
L'ho salutato alzando il pollice, ma qualcosa mi diceva che non l'avrei più rivisto.
Lui ha gettato la bottiglia in un bidone e se n'è andato verso il suo albergo di Beverly Hills: non si è mai voltato,ma facendo manovra l'ho ancora sentito cantare:
"RIDERS ON THE STORM......"





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